venerdì 25 giugno 2010

Tribu Punk...

Che cos’è il punk? Tra serio e faceto, tra creste e spilloni, mi nasce, questa domanda. Cercandone la risposta, e qui svelo il finale, ci si accorge che, una risposta, forse forse, non esiste. In un mondo di definizioni, può giungere, a volte, anche l’attimo dell’anti eroe.
Letteralmente assimilabile a "da due soldi", se si domandasse cosa sia stato e cosa sia il punk le risposte sarebbero varie, colorate e, spesso, lontanissime dalla realtà (si badi, non si parla di "Punkabbestia" ndr). L’anti conformismo, l’eclettismo, le creste, i colori. Tout court: anarchia.
Qualcuno potrebbe giurare che resti tutto confinato tra queste parole. Il punk è una moda? Io risponderei: «il punk ne è la perfetta antitesi.» Allora è un genere musicale! La risposta è: «anche.»
Punk uguale Sex Pistols, uguale Ramones, uguale The Clash, uguale Green Day per avvicinarci al presente. Quanto è facile rispondere in questa maniera. Però, nella realtà, quanto sarebbe difficile raccontare la storia dei Pistols. Una parodia punk-rock durata si è no tre anni (a tutti sembra molto di più ndr). Rumorosa, dissoluta, pruriginosa, molto molto triste. Certamente merita di essere letta e riletta, a patto di trarne le giuste conclusioni.
Sid "il cattivo" impersonificò la perfetta campagna mediatica e di merchandising nonché la profetica My Generation pubblicata dai The Who già nel 1965. L’icona di una interpretazione distorta. Il punk non è morto però al Chelsea Hotel in quella notte del 12 ottobre 1978 o di lì a pochi giorni. "Punk’s not dead" incalzerebbe qualcuno.
Ma allora che cos’è il punk? «Il punk è darsi una svegliata!» Ho letto in rete. «Per far ragionare chi il cervello non lo usa.» Me ne è giunta, dopo poco, eco. In summa, è un modo di pensare, di essere: nella propria personale unicità con parallelismi che, in una sede simile, potrebbero apparire addirittura blasfemi ma che riconducono ad altissimi ideali. Coloro i quali suppongono che il punk si debba vivere con dissolutezza sono solo spettatori obnubilati con pochissima dimestichezza circa la definizione "ortodossa" e della reale joie de vivre.
Semplicemente citando Pierre-Joseph Proudhon si può dare un semplice esempio del paradosso: egli viene definito "anarchico" ma egli stesso si definisce "fervente sostenitore dell'ordine". Come possono coesistere due definizioni tanto distanti?
La parola "anarchico" porta il pensiero a concetti tutt’altro che ordinati. Paradosso.
Il gatto di Schrödinger è, contemporaneamente, vivo e morto. Il punk è, contemporaneamente, "anarchico" e "fervente sostenitore dell'ordine". Gli stereotipi rimangono fini a sé stessi. Assolutamente vietati i luoghi comuni. Esiste la legalità, esiste l’ordine, esiste il libero pensiero. Contemporaneamente esiste il punk. Esiste l’illegalità, esiste l’eccesso e la violenza, esiste l’autodistruzione ed esiste il masochismo. Non necessariamente devono essere legati al punk. Piena è la libertà di mutare o conservare la propria opinione in merito.
Chiudo con una citazione di Billie Joe Armstrong cantante e chitarrista del gruppo Green Day: «Un ragazzo una volta mi incontrò per la strada e mi chiese cosa fosse il punk. Io calciai della spazzatura e dissi: "questo è il punk!" Allora lui fece la stessa cosa e mi disse: "questo è il punk?!" Allora io risposi: "No questa è una moda." (Alessandro Albertin)
Da ascoltare:
Pubblicato su Tribu Politecnica n. 23 - maggio 2010

Nessun commento: