venerdì 14 novembre 2008

Oggi è il 14 novembre 2008...

Forse si è compiuto un ciclo. Forse si è compiuto il desiderio migliore. Forse sono stato bravo. In verità, dopo alcune peripezie e molti cambi di ruolo, degni di un buon caratterista, sono arrivato a sapere che lavoro faccio. Ora non impiegherò più una manciata di minuti a spiegare come mi procaccio da vivere. Ora, alla domanda «che lavoro fai?», rispondo.
«Lavoro al Politecnico... di Milano». Due le parole chiave "Politecnico" e "Milano"... ma forse anche una sola: "Università".
Scrivere queste righe mi muove il sangue. Sto impiegando mesi per rendermi conto che tutto ciò che vivo dal novembre 2007 non è un sogno.
Ripercorro, per me, le tracce ma chi vuole seguirmi sia benvenuto. Il 30 ottobre si intitolava "Banco vince..." ed il 24 ottobre venni a conoscenza del mio "Tempo scaduto...".
I tratti principali della mia strada: 1990 - Ragioniere con un anno di ritardo (mi son divertito in terza). 1992 - Dopo due anni persi dietro a mio padre, qualche mese come operaio al turno di notte ed aver salutato mia madre, imbocco la carriera del Promotore Finanziario per una fantastica azienda che sarebbe stata liquidata dopo sei mesi. Lungimirante diedi le dimissioni dopo 30 giorni ma non prima di aver litigato (a ragione e non per impulsività) con il presidente in persona. Sempre nel 1992 - Inizio la mia carriera di Agente Immobiliare, erano gli anni d'oro e davano latte anche i tori (detto della Lomellina popolare), le cose vanno bene e il lavoro mi piace. Questa è l'attività che ho svolto per più tempo ed a fasi alterne, fino al 2003. Al suo interno ci sono state: la mia esperienza universitaria (tentata, lottata e caracollata) e qualche anno a spasso per il nord Italia e l'est Europa, mentre mio fratello tagliava, disegnava e faceva miracoli sul lavoro ed a casa, oltre a rompersi gli occhi per migliaia di chilometri.
2003 - Grazie ad un amico di infanzia lascio il mondo della mediazione sia immobiliare che finanziaria: non ne avevo più il carattere o, più probabilmente, non l'avevo mai avuto.
Inizio a vendere auto! Devo ammettere che, all'inizio, ho avuto anche qualche soddisfazione e, probabilmente per demerito mio (me ne prendo la responsabilità perché non sono pronto ad una analisi più profonda), i germogli nati si sono presto disseccati e l'entusiasmo, dopo il terzo contratto a tempo determinato, è andato scemando. Così ho cercato altro, ho cercato di uscire, tutto era "stretto". Il luogo non mi piaceva. La mia esperienza in una cucina di ristorante era minima ma, allora, valutai anche la gestione di un locale, per assecondare così la mia grande passione (cucinare non mangiare).
Di fatto il mio contratto da "impiegato commerciale del settore automotive" è scaduto il 31 ottobre 2007. Rimanevo con in mano un trasferimento in una concessionaria di Milano e la promessa di un nuovo super-contratto a tempo determinato. Dunque ho giocato, per la prima volta, d'azzardo. Ho tirato i dadi.
Diedi le dimissioni il 16 novembre, il giorno successivo festeggiai il compleanno di mio fratello ed il 19 novembre presi servizio presso il Politecnico di Milano dove mi sono oggi ufficialmente stabilizzato. Spero in via definitiva. Oggi è il 14 novembre del 2008.
Adesso chiedetemi pure: « Ale, che lavoro fai?». Grazie! (a.al.)

2 commenti:

Scribacchini ha detto...

Ma bene! :-) Bello leggere buone notizie!
Io, vecchia ragioniera all'alba dei dieci lustri, non mi sono ancora stabilizzata: dici che c'è ancora speranza? ;-)

Quali sono i problemi tecnici? Se vuoi, prova a scrivermi una mail, sissamai che ne capisca qualcosa!

'spetta, mi stavo dimenticando: Ale, che lavoro fai? :-D

Patt

... ha detto...

Grazie Pat! Non penso esista una particolare alchimia. Nel mio caso penso di aver avuto la fortuna di conoscere delle persone realmente serie che hanno realmente mantenuto, a distanza di un anno, ciò che era stato detto nella fase dei primi colloqui.
Dal mio canto devo ammettere un minimo impegno nato da una profonda affezione nata nei confronti del ruolo ricoperto, dei compiti da svolgere e, una volta in più, verso la mia "capa".